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martedì 25 maggio 2010

Primo weekend di strage di motociclisti

da : La Repubblica di ieri:

In soli tre giorni 17 morti e numerosissimi feriti fra i soli utenti delle due ruote. Una tragedia stradale che negli ultimi 10 anni è costata oltre 14.000 morti 860.520 feriti per incidenti su moto e scooter

di VINCENZO BORGOMEO


Primo week end di sole strage di motociclisti
E' bastato un solo week end di bel tempo per portare sulle nostre strade una vera e propria strage di motociclisti: 17 morti e numerosissimi feriti.

Un'impennata preoccupante considerando che fino a oggi il conto delle vittime nei week end fra gli utenti delle due ruote era stato di 93 vittime con una calo del 27,3% rispetto alle 128 dello scorso anno. Anche in questo caso - certo - il maltempo aveva avuto ul suo peso, ma i dati erano comunque incoraggianti. "Neppure le truppe americane in Iraq e Afganistan - spiegano all'Asaps, associazione che ha appena lanciato questi dati - hanno contato in questo decennio tante vittime e feriti. Ormai è più pericoloso per un motociclista viaggiare lungo i passi del Muraglione, Cisa, Calla, Futa e sulle altre statali che per un soldato americano girare in divisa per Bagdad".

I problemi, si sa, sono sempre i soliti: mancanza di controlli, scarsa preparazione degli utenti alle prestazioni delle moderne maxi, situazione disastrosa delle strade e atteggiamento sempre più distratto da parte degli automobilisti. Ma la situazione non cambia. Cambiano, semmai, solo le statistiche che di anno in anno dipingono una situazione sempre più grave. Basti dire che questa tragedia stradale delle due ruote negli ultimi 10 anni è costata oltre 14.000 morti 860.520 feriti per incidenti.

venerdì 21 maggio 2010

Automobilisti, "occhio alla moto!"


da motoblog:

“Objects in Mirror are More Vulnerable than They Appear”: (Gli oggetti negli specchietti sono più vulnerabile di quanto sembri!) era lo slogan di una campagna per la sicurezza dei motociclisti negli Stati Uniti (di cui vedete una locandina qui sopra). Sulla falsa riga, quanto sta facendoAncma con “Occhio alla moto“, un invito agli automobilisti a prestare maggiore attenzione agli utenti spesso invisibili della strada: i motociclisti.

Nel 2008 in Italia sono morte 4.731 persone per incidenti stradali. Di queste 1.461 guidavano un veicolo a due ruote, ossia il 30% del totale (dati Istat). Quando la causa di un incidente stradale è l’errore umano del conducente di un’autovettura, nel 70% dei casi questo è dovuto allamancanza percezione del veicolo a due ruote.

A riconferma di ciò, i conducenti d’auto con esperienza di guida anche sulle moto hanno meno difficoltà a percepire la presenza sulla strada dei motociclisti rispetto a quelli che non hanno mai guidato una moto (-20% errori di percezione - fonte MAIDS – Motorcycle Accidents In-Depth Study).

Per contrastare questo fenomeno Confindustria ANCMA (Associazione Nazionale Ciclo Motociclo Accessori) lancia “Occhio alla moto”, il primo progetto di comunicazione in Italia dedicato alla visibilità degli utenti delle due ruote a motore, che prenderà il via mercoledì 19 maggio. L’obiettivo dell’iniziativa è da un lato sensibilizzare gli automobilisti ad una maggiore attenzione verso i centauri e, dall’altro, promuovere tra gli utenti delle 2 ruote comportamenti più prudenti.

Il dato risulta più allarmante se si pensa che negli ultimi otto anni gli incidenti con le moto hanno fatto registrare un aumento delle vittime del 40%, dovuto anche ad una crescita del parco circolante (+73%). Molto più incoraggiante la situazione dei ciclomotori (50cc.), che tra il 2000 e il 2008 hanno visto calare il numero delle vittime del 56%. I “cinquantini” hanno quindi già raggiunto l’obiettivo, posto dall’Unione Europea, di dimezzamento delle vittime entro il 2010.

Da qui nasce l’esigenza di Confindustria ANCMA, insieme a prestigiosi partner quali Fondazione ANIA, Autogrill e Milano Serravalle di intervenire con una Campagna ad hoc presentata oggi a Milano, nella sede della Provincia. Tra gli interventi anche quello di Mario Valducci, Presidente della Commissione Trasporti della Camera, in collegamento da Roma dove riprende oggi l’iter parlamentare del DDL sulla sicurezza stradale in discussione alla Camera dei Deputati.

“Occhio alla moto” la nuova campagna di Confindustria ANCMA sul tema della sicurezza stradale non si propone di dividere il “popolo della strada” tra buoni e cattivi, ma di migliorare i rapporti tra chi viaggia in auto e chi si sposta in moto: l’obiettivo è quello di cercare di limitare le oltre 4.700 vittime all’anno.

L’iniziativa promossa dall’industria delle due ruote a motore – dichiara Corrado Capelli, Presidente di Confindustria ANCMA - segue di poco l’approvazione da parte del Senato di un importante disegno di legge che dimostra l’attenzione crescente dello Stato per il tema della sicurezza stradale. Questo importante provvedimento – prosegue Capelli - non deve però far dimenticare altre misure che il nostro settore attende ormai da anni: servono importanti investimenti per migliorare le infrastrutture stradali, che a causa della progettazione inadeguata e della manutenzione insufficiente rappresentano una seria minaccia per l’incolumità di chi viaggia su scooter e moto. Per quel che riguarda l’abbigliamento protettivo, che svolge anche la funzione di accrescere la visibilità di chi viaggia su due ruote, ribadiamo la richiesta di detassare l’acquisto di capi tecnici ed indumenti specifici, favorendone in questo modo la massima diffusione tra il popolo delle due ruote”.

La Campagna è stata ideata e realizzata dall’agenzia pubblicitaria Ogilvy & Mather e sarà declinata su stampa e web. “Nella Provincia di Milano ciclomotori e motocicli accusano un tasso di incidentalità e di mortalità estremamente più elevato di tutti gli altri veicoli. Un dato statistico di settore che tuttavia, sulla strada, riguarda e coinvolge ogni categoria di conducente e pertanto invita ad una riflessione collettiva - afferma l’Assessore alle infrastrutture e mobilità della Provincia di Milano Giovanni De Nicola e prosegue - L’auspicio è che sommando iniziative come ‘Occhio alla moto’, agli interventi di educazione stradale e manutenzione delle infrastrutture sostenute dalle amministrazioni, si riesca a garantire la necessaria consapevolezza dei rischi della strada, stimolando così una guida maggiormente responsabile”.

Siamo convinti che la mobilità sulle 2 ruote possa rappresentare, soprattutto in città, una soluzione ai problemi del traffico” afferma Sandro Salvati, Presidente della Fondazione ANIA per la Sicurezza Stradale. “Purtroppo, però, motocicli e ciclomotori sono troppo vulnerabili e spesso coinvolti in incidenti stradali. I fatti di cronaca confermano che gli incidenti stradali sulle due ruote colpiscono soprattutto i giovani. Per questo sosteniamo la necessità e l’urgenza dell’introduzione della prova pratica per ottenere il patentino del ciclomotore, nella convinzione che ciò permetta di educare al meglio anche gli automobilisti di domani. D’altra parte – conclude Salvati - occorre anche una maggiore attenzione da parte degli automobilisti che spesso non vedono i veicoli a 2 ruote. A questo riguardo, è auspicabile che la campagna dell’Ancma educhi anche gli automobilisti”.

Credo che in materia di sicurezza stradale l’informazione abbia un ruolo di primissimo piano e Autogrill - ha dichiarato Giuseppe Cerroni, Direttore Generale Comunicazione e Affari istituzionali del Gruppo - si configura come uno straordinario mezzo di comunicazione per dialogare con la collettività. Per questo abbiamo messo a disposizione di ANCMA i nostri punti vendita più nevralgici“.

da www.motoblog.it

giovedì 6 maggio 2010

L'isola che non c'è



Lei ha i jeans strappati. Anche le perline del ricamo sono macchiate di sangue. E il piede destro ha perso la calzatura marchiata D&G, sicché si vede il calzino bianco imbrattato di rosso. Pure lui ha i denim lacerati. Sotto i brandelli di tela si scorgono delle ferite. Ma entrambe le scarpe gli sono rimaste addosso, come il giubbotto da centauro che ha gli stessi colori della motocicletta, bianco, argento e blu. Eccoli Chiara Filippin e Omar Artuso, nell’istante fatale in cui la due ruote sulla quale viaggiavano a velocità sostenuta, la sera del 12 luglio 2009 a Vedelago, si scontrò con l’auto di un cinese sbucato da una laterale senza dare la precedenza.

Chiara Filippin e Omar Artuso, di 23 e 24 anni, morti la sera del 12 luglio 2009 a Vedelago
Chiara Filippin e Omar Artuso, di 23 e 24 anni, morti la sera del 12 luglio 2009 a Vedelago
Chiara Filippin e Omar Artuso, di 23 e 24 anni, morti la sera del 12 luglio 2009 a Vedelago
Ma questa non è una fotografia della polizia stradale, buona al massimo a finire dimenticata in qualche fascicolo della procura. No: questo, che il prossimo 26 febbraio sarà inaugurato davanti ad una scuola di Fonte, è un monumento-choc contro le stragi della strada. Un’installazione in cui la quasi normalità dei rottami di un veicolo si carica dell’assoluto turbamento provocato dalla presenza di due manichini, vestiti con gli abiti squarciati ed insanguinati effettivamente indossati dai due fidanzati di San Zenone degli Ezzelini, la domenica in cui la 23enne ed il 24enne morirono di ritorno da una gita al mare. Il pranzo tutti insieme a Caorle, per festeggiare il diploma da geometra conseguito quella stessa settimana da Chiara, il secondo dopo la licenza linguistica. Una scelta anche d’affetto per papà Italo, affermato architetto ad Onè. Poi il pomeriggio in spiaggia, i parenti a ponente e la giovane coppia a levante, in un delicato gesto d’intimità. Quindi il ritorno a casa: gli altri in macchina e loro in moto, «con il casco ed il giubbotto da motociclista», come ricordano i familiari dei due ragazzi nel pannello che narra gli antefatti e spiega le finalità del simulacro, tre metri per due e cinquantacinque di dolore e coraggio. Perché ci deve volere davvero una grande forza d’animo, per superare lo strazio della sofferenza, e farsi dissequestrare i rottami di una Yamaha semidistrutta, e farsi restituire degli indumenti impregnati di morte. E poi ricomporle, quelle lamiere e quelle stoffe, su una pedana di legno che ricostruisce la tremenda scena di un duplice incidente mortale.

Un puzzle di cronaca e monito, in cui le foto dei giorni felici si incastrano con un mezzo devastato dallo schianto, i caschi graffiati dall’urto, una scarpa slacciata, una cassetta postale per il recapito di eventuali messaggi, gli articoli di giornale. E quei due fantocci con le facce blu-viola solcate di sangue, avatar di quello che però non è un film, adagiati perpendicolarmente l’uno all’altro, con le teste vicine ma gli sguardi che non si incroceranno mai più. Il monumento è stato chiamato «L’isola che non c’è». Ovvero «il luogo dove risiedono i desideri, dove mai si potrebbe verificare quanto accaduto, ma anche il luogo dei pensieri, della riflessione sulla realtà degli accadimenti che a volte si dissociano crudamente dall’apparenza, la fabbrica di quello che si vorrebbe fosse e della bellezza». Perché «l’isola che non c’è è abitata solo da giovani e Chiara ed Omar sono nella parte più bella!».
Ecco, ci vuole fegato anche per mettere un punto esclamativo, in fondo a questa specie di epigrafe che spiega il senso di un’installazione che turba. «Me ne sono accorto guardando gli studenti che collaboravano con me nell’allestimento: non scherzavano più, non parlavano neanche, semplicemente si fermavano a guardare e pensare», racconta Italo Filippin, anima di un’iniziativa concordata con il centro di formazione professionale della Fondazione Opera Montegrappa, l’istituto in cui aveva studiato Omar. Un’operazione concordata con la sezione di Treviso dell’Associazione nazionale vittime della strada, che conta di portare il memento davanti a tutte le scuole della Marca e, in estate, pure fuori dalle discoteche.


osa pensare? uno shock forte come quello suscitato da questa installazione, servirebbe a instillare nelle menti del patentato medio un pò di buon senso, un pò di rispetto per gli altri utenti della strada? Certo è che in un paese dove regna un totale immobilismo per quanto riguarda le campagne di pubblicità progresso relative alla sicurezza sulle due ruote, questo gesto di un padre sofferente, può essere un punto di partenza.